Il guerriero non è taoista, buddista, confuciano, cristiano, induista o può essere tutte queste cose. Il guerriero segue il principio del corso naturale delle cose, quei principi universali che si trovano in ogni cultura e in ogni tempo.




martedì 29 luglio 2008

Mondi


Vivi rispondo al tuo ultimo commento con un post:
Assolutamente d'accordo con te. Per questo è da un pò di tempo che mi sto appassionando allo studio delle culture. Ad esempio il libro dell'indiano mi ha fatto vedere il mondo con gli occhi dei pellerossa. Quando cambi il punto di vista le medesime cose assumono forme e significati diversi. E come dice il biondo poi ti sorprendi a scoprire, invece, degli elementi comuni che sembrano essere trasversali a tutte le culture. E li ti rendi conto che c'è qualcosa che accomuna l'essere umano nonostante la diversità di razza e nonostante il rapporto di ogni cultura con l'esperienza sia profondamente diverso.

3 commenti:

Andrea Sguotti ha detto...

é su quel qualcosa che il dobbiamo lavorare affinché ogni cittadino del mondo riconosca la bellezza dell'altro riconoscendo se stesso. :-)

Il Biondo ha detto...

Ciao guerrieri, finalmente vi posso lasciare un commento, erano due giorni che provavo ma non mi permetteva di farlo sta line cinese.. saranno i super controlli?!?
Suppaman sono pienamente in accordo con te e questa esperienza in Cina mi rende sempre più convinto dell'importanza di ritrovare quel sostrato che ci accomuna in un mondo che soffre dell'indifferenza e dell'individualismo disvalori oggi presentati come valori!
Mi piace pensarci come una foresta di alberi, con le radici che affondano per ognuno di noi nel medesimo terreno, da cui possiamo attingere nutrimento ma a cui dobbiamo rendere qualcosa, con i rami tesi verso il cielo che ci da respiro e luce e che noi dobbiamo impegnarci a mantenere ben ossigenato! Via abbraccio compagni miei e come sempre vi auguro
Buon Viaggio.

Viviana B. ha detto...

Ishin, sono perfettamente d'accordo con te. Da un lato, ciascun essere umano ha una propria singolarissima ed unica visione di quanto gli accade intorno e lo circonda; dall'altro vi sono elementi comuni che, sebbene chiamati in modi differenti a seconda di cultura, tradizioni, abitudini, stili di vita, accomunano tutti gli esseri umani.
E questo mi fa concordare con quanto detto qui sopra da Suppaman: è nella globalità che dobbiamo lavorare, sforzandoci di riconoscere nell'altro noi stessi, comprendendo che soltanto il rispetto per gli altri e l'amore inteso in senso universale (non limitato cioè all'amore filiale, o genitoriale, o tra parner) possono condurre ad un mondo migliore.