Il guerriero non è taoista, buddista, confuciano, cristiano, induista o può essere tutte queste cose. Il guerriero segue il principio del corso naturale delle cose, quei principi universali che si trovano in ogni cultura e in ogni tempo.




martedì 26 agosto 2008

La VIA di ognuno di noi...

C'è una frase che i guerrieri conoscono molto bene e proprio perchè ultimamente rifletto sempre più sul fatto che non ci sono verità assolute ma solo punti di vista mi piacerebbe che ognuno di voi esprimesse quello che per voi significa questa frase:


"OGNUNO HA IL SUO PERCORSO"

Stavolta non per il Tibet ma per i cinesi....

Questo post che segue è un post di Scarlett (http://scarlettword.blogspot.com/ ) e la mia voglia di pubblicarlo è una chiara dimostrazione del tam tam che LA VOCE CHE SCALPITA TRA I BLOG può fare. Oggi che abbiamo la possibilità di avere un maggiore accesso all'informazione sfruttiamo questo potere e facciamo in modo che questa voce diventi un urlo che faccia aprire gli occhi di molte persone che sembrano dormire. E' importante risvegliare le nostre coscienze.



"ATTENZIONE. LE IMMAGINI QUI PUBBLICATE SONO MOLTO FORTI, MA FOTOGRAFANO UNA REALTA' CHE NESSUNO DI NOI DOVREBBE MAI DIMENTICARE.
da "La Repubblica"
Il Dalai Lama accusa la Cina"Lunedì massacrate 150 persone"PARIGI - Il Dalai Lama accusa l'esercito cinese di aver "sparato sulla folla" il 18 agosto scorso nella regione di Kham, nell'est del Tibet. Secondo il leader spirituale buddista, sarebbero stati uccisi circa 140 tibetani, cifra che "deve essere confermata". Lo ha dichiarato in un'intervista a Le Monde sul numero oggi pomeriggio in edicola. Il leader tibetano si trova a Parigi per una visita e domani dovrebbe incontrare anche membri del governo francese.(21 agosto 2008)






Sempre da "La Repubblica"Si lavora senza nessun tipo di protezione, in capannoni senza riscaldamento a contatto diretto con veleni di ogni tipo per turni di 12-15 ore al giorno
Gli schiavi delle 'Smart' cinesiViaggio nelle fabbriche lager
di VINCENZO BORGOMEO
Il viaggio fra gli schiavi cinesi che costruiscono le copie della Smart supera l'immaginazione: si lavora a temperature vicino agli zero gradi, in capannoni senza riscaldamento, senza guanti, senza mascherina, senza nessun tipo di protezione a contatto diretto con veleni di ogni tipo. I turni sono di 12-15 ore al giorno e non si fanno distinzioni fra giovani, vecchi o donne. Tutti, in ogni caso, dormono ammassati su letti a castello in fabbrica. (...)






da WikipediaLa politica del figlio unicoLa politica del figlio unico è una delle politiche di controllo delle nascite attuata dal governo cinese nell'ambito della Pianificazione Familiare per contrastare il fortissimo incremento demografico del paese. Questa riforma considerata in maniera controversa fuori dalla Cina perché la sua applicazione era spesso causa di abusi dei diritti umani, è stata rivista anche all'interno della Cina dato che nel lungo periodo si è dim ostrata negativa a livello economico e sociale.
La prima fase, introdotta in modo organico dopo pochi anni dalla morte di Mao Zedong, dal suo successore Deng Xiao Ping nel 1979 fu attuata con una legge che vietava alle donne di avere più di un figlio, pena la soppressione dei neonati "in sovrannumero". La legge fu poi modificata negli anni novanta con l'introduzione di sole sanzioni pecuniarie.
Questa legge fu considerata dai successori di Mao fondamentale dato che durante l'epoca maoista il paese aveva visto un incremento annuale di quasi 30 milioni di persone. Secondo i dati ufficiali, oggi la Cina è popolata da 1,3 miliardi di persone, ma si stima che almeno un altro mezzo miliardo di persone non siano registrate all'anagrafe.




da "troviamo i bambini"dulcis in fundo dall'Associazione onlus Troviamo i bambiniUn’altra voce si alza in favore del boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino. Filippo Facci, in una nota in prima pagina de “Il Giornale”, coglie l’occasione di attaccare le Olimpiadi riaprendo la raccapricciante questione dell’utilizzo dei feti umani per la produzione di collagene.
L’argomento è stato oggetto nel 2004 di una inchiesta-shock del quotidiano britannico “The Guardian”, in cui oltre al macabro utilizzo dei feti nell’industria cosmetica cinese (in particolare per la produzione di creme antirughe) veniva denunciata anche la pratica di estrarre collagene dalla pelle dei cadaveri dei condannati a morte.
Tale “abitudine”, che i funzionari in Cina considerano “tradizionale”, spiega l’anomalo contenimento del costo del collagene prodotto nella Repubblica “Popolare” (solo il 5% del prezzo di quello estratto in Occidente), nonché la grande quantità di organi umani a disposizione della medicina cinese e del traffico internazionale: dal grembo materno alla tomba - è proprio il caso di dirlo - il corpo dei cittadini cinesi appartiene allo Stato, che ne usufruisce come meglio crede.

Le pratiche disumane derivate dalla politica del “figlio unico” (aborto praticato fino al nono mese, infanticidio, ecc.) e l’altissimo numero di condanne a morte non fanno temere crisi nel settore dell’estetica:
feti e cadaveri provenienti dalla Cina occupano i banconi delle nostre profumerie nell’assoluta ignoranza dei consumatori.
Le autorità cinesi, dal canto loro, raccomandano “riservatezza” ma non condannano.
Ha ragione Facci a scandalizzarsi della condiscendenza italiana verso una Nazione che, macchiandosi di simili nefandezze, si permette anche ingerenze nella nostra agenda diplomatica, che minaccia ritorsioni per l’accoglienza al Dalai Lama e che, in quanto “paese in via di sviluppo”, riceve ogni anno 250.000.000 di Euro di finanziamenti in soldi pubblici.
da http://www.italiatibet.org/


CINA, TRAFFICI DI MORTE
Laogai Research Foundation - a cura di M.V Cattania e A. Brandi
Soltanto nel dicembre del 2006 il regime cinese ha riconosciuto che la quasi totalità degli organi umani venduti viene espiantata dai corpi dei prigionieri uccisi. Il traffico degli organi umani è iniziato nel 1984 con almeno 100 ospedali specializzati in questa macabra pratica. Nel 2007 sono oltre 600 gli ospedali in cui si trapiantano gli organi dei condannati a morte. L’incremento di questi ospedali e il graduale aumento del numero dei crimini puniti oggi con la pena capitale avvalorano il sospetto che in Cina si commini con facilità questa misura di pena per ottenere un maggior numero di organi da commerciare.
ALTRO CHE OLIMPIADI E FRATELLANZA INTERNAZIONALE...!"

sabato 23 agosto 2008

giovedì 21 agosto 2008

Luce sul Tibet

Il 7 Agosto scorso giorno che precedeva l'inizio dellle olimpiadi in Cina milioni di persone in 150 paesi del mondo hanno acceso una candela in segno di protesta silenziosa, civile e pacifica contro l'oppressione cinese in Tibet. Sabato prossimo 23 Agosto giorno di chiusura delle olimpiadi, alle ore 21.00 locali, in ogni paese del mondo la protesta sarà ripetuta per sottolineare che con la chiusura delle olimpiadi l'attenzione sul Tibet non cesserà. Il Tibet non sarà dimenticato.Contribuiamo tutti a questa iniziativa pacifica. La luce sul Tibet non si deve spegnere con la fine dei giochi olimpici. Il ritrovo per questa protesta è davanti alle ambasciate cinesi. Ecco dove si trovano: Chinese Embassies and Consulates Around the World. Se vicino a dove abiti non c'è un'ambasciata cinese puoi accendere una candela a casa tua davanti alla tua finestra oppure recati con una candela in un luogo pubblico con i tuoi amici.L'importante è mantenere desta l'attenzione mondiale sul Tibet. L'importante è non far spegnere il barlume di speranza che ognuno di noi ha in un mondo migliore.

domenica 17 agosto 2008

Il nostro Maestro? La Natura!

Risposta al commento del Biondo al post "Cosa mi hanno spiegato le onde del mare"

La Natura è straordinariamente perfetta e questa non è una novita!...da un pò di giorni mi rendo conto come guardiamo sempre in maniera ristretta le esperienze e come lungo la via invece ti rendi conto che le esperienze possono essere guardate da tanti punti di vista e basta cambiare il punto d'osservazione che tutto si trasforma e cominci a scoprire cose nuove, cose di cui non ti eri mai accorto prima..un altro passo verso un mondo nuovo. E sembra che Ishin ultimamente sia entrata nel mondo della Natura e ascolta le piante e le onde del mare che le spiegano cose molto importanti. Una MENTE APERTA può imparare anche senza il suono delle parole. Non sò, ma la sensazione è quella che è già così straordinario quello che ho imparato (che ho raccolto lungo la Via) che non ci possa essere nient'altro di nuovo e poi mi stupisco giorno per giorno per una nuova scoperta.

Quando l'apparenza maschera l'essenza...

Le false immagini delle Olimpiadi di Pechinodi Bernardo Cervellera


"Il falso della bambina che canta la canzone (con la voce di un’altra) alla cerimonia di inizio dei Giochi è solo una delle tante trappole di queste Olimpiadi che preferiscono l’immagine alla realtà: per coprire i disastri ecologici ed umani portati dal Partito comunista al potere. Si vuole eliminare l’individuo e il popolo e per questo si nega la libertà religiosa. Il consiglio di Benedetto XVI.
Pechino (AsiaNews) - Lin Miaoke, la bambina che ha cantato l’Ode alla madrepatria alla cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino, ha solo mimato la canzone. Chen Qigang, direttore musicale della serata ha dichiarato che la piccola Lin prestava soltanto la sua immagine. La voce veniva da un’altra bambina, Yang Peiyi, con una voce più bella, ma con una dentatura non perfetta e un volto meno accattivante. Nei blog cinesi si accusano gli organizzatori della serata di aver preferito l’immagine ai contenuti e ci si domanda come si fa a disprezzare il volto semplice di una bambina di 7 anni, che non solo canta, ma anche dipinge e ama l’opera di Pechino. Chen Qigang ha sottolineato che la scelta di immagine, più che del contenuto è avvenuta addirittura per salvare “gli interessi nazionali”.
Un’altra rivelazione – confermata dal Comitato organizzatore dei Giochi - è quella per cui nella trasmissione televisiva si sono visti fuochi d’artificio per tutta la città: essi non erano reali, ma generati dal computer. L’artificio era necessario perché la sera dell’8 agosto il cielo di Pechino era nuvoloso e nebbioso – a causa dell’inquinamento e del caldo - e la visione da lontano non chiara.
Per evitare imbarazzanti domande sull’inquinamento, anche qui – sempre per “l’interesse nazionale” – si è preferito giocare d’immagine più che di sostanza.
Tutto questo non stupisce per nulla. Tutto il carrozzone delle Olimpiadi è usato dalla Cina per questo motivo: promuovere un’immagine del Paese moderna, aperta, gioiosa, pulita, giovane forse per attrarre nuovi investimenti e turisti, cercando di far dimenticare problemi e contraddizioni che pure restano acuti nella popolazione .
L’ambiente
Per rimanere alla cerimonia di apertura, la retorica dei bambini che disegnano il sole (che si vede raramente a Pechino), o le nuvole bianche (anch’esse rare) fa a pugni con la situazione concreta della Cina attuale. Secondo un’inchiesta recente, oltre il 90% dei cinesi reputa l’emergenza ecologica il problema più grave del Paese, che crea mancanza di acqua potabile in città e campagne e la morte di almeno 400 mila persone all’anno per problemi respiratori.
In questi giorni i visitatori stranieri sono bombardati alla tivù da immagini turistiche di sogno, nel Zhejiang o nel Sichuan, con laghi tranquilli e azzurri, foreste verdi, panda giocosi, mentre la realtà è fatta di industrie che inquinano e di intere regioni terremotate a rischio infezione e di inquinamento nucleare.
La cultura
Una simile operazione di immagine avviene per la cultura. Non c’è trasmissione televisiva o giornale quotidiano che non abbia ormai rubriche sull’antica cultura cinese: calligrafia, musica, opera, riti, feste, tradizioni… Tutto però viene spiegato come delle “cose” da praticare. Si pubblicizzano riti, cibi, tradizioni senza andare a fondo dei motivi che li hanno fatti emergere. Si danno solo “istruzioni per l’uso” (oggi mangiate ravioli; oggi mangiate spaghetti; oggi mangiate quella verdura;…) senza mai avvicinarsi ai perché: perché oggi si dovrebbero praticare queste cose?
Anche la cerimonia di apertura ha glorificato i saggi confuciani, la scrittura, la stampa, la Via della seta, l’architettura del passato e poi si è lanciata verso il futuro, l’astronave, il mondo fraterno sperato, senza dire nulla del presente così doloroso per centinaia di milioni di cinesi.
Un grande assente: il Partito comunista
Alla cerimonia di inizio si è messo fra parentesi tutto il periodo comunista dell’ideologia pura: nel far scorrere i grandi momenti della storia cinese si è passati dai costumi e dalle colonne rosse del periodo Ming e Qing alle imprese spaziali di Yang Liwei, il primo astronauta cinese.
Tutto questo è dovuto anzitutto al fatto che il Partito comunista in Cina sta soffrendo la più profonda crisi ideologica dalla sua fondazione, minato com’è dalla corruzione e dal decadere del suo “servizio al popolo”. Ma è anche dovuto al fatto che l’organismo più criticato – e forse più odiato – dai cinesi è proprio il Partito. Le decine di migliaia di rivolte che avvengono ogni anno e che sempre di più giungono fino ad assalire le sedi del Partito, metterle a ferro e fuoco, scontrarsi con la polizia e l’esercito a causa di espropri, inganni, inquinamenti, licenziamenti, ingiustizie dicono quanto la gente ami il Partito. Per “migliorare l’immagine”, il Ministero della propaganda, preoccupato di questo trend, si è detto pronto a pagare 5 mao (5 centesimi di euro) ad ogni persona che nei blog su internet infili una lode al Partito. Anche nella cerimonia d’inizio, per questioni di “immagine”, si è preferito saltare a piè pari ogni riferimento a Mao – che propose il disastroso Balzo in Avanti e la sanguinaria Rivoluzione culturale - e a Deng, che ha imposto le modernizzazioni economiche senza la democrazia. E così si evita di fare un lavoro di “purificazione della memoria”: di rivedere la storia, per confessare i propri errori.
Manca l’uomo e la sua libertà
Da tutte le cerimonie olimpiche manca l’uomo e il popolo. Tutti i tedofori sono stati scelti fra personalità del Partito, del commercio, dello spettacolo e dello sport. Nessuna traccia dei milioni di lavoratori migranti che per anni sono stati sfruttati per costruire i faraonici impianti olimpici; nessuna traccia di qualche pechinese, costretto a subire i problemi delle Olimpiadi (traffico, sicurezza, difficoltà di movimento, controlli,…) senza godere di nessun vantaggio.
Al popolo viene richiesto di ubbidire: non sputare per terra; non gridare per strada; non manifestare le proprie opinioni… Non si chiede il loro coinvolgimento. La gente di Pechino soffre e subisce accanto alle Olimpiadi, ma non vi partecipa. Ne è prova i molti posti vuoti agli stadi:i biglietti sono stati dati agli sponsor che non si sono nemmeno presa la briga di distribuirli. L’importante è solo l’immagine, che il logo dello sponsor appaia alla televisione.
Coinvolgimento e partecipazione implicano un appello alla responsabilità della persona. Ma questo è ciò che il potere teme di più.
Ma anche i progetti che la Cina vorrebbe raggiungere, come ad esempio la pulizia dell’ambiente, senza esaltare la responsabilità dell’individuo e della persona, rischiano di non produrre frutti.
La libertà religiosa
Dopo le critiche dei media internazionali sulla censura operata dalla Cina su internet, rimangono oscurati ancora i siti religiosi e soprattutto quelli cattolici e della Falun Gong. Io penso che questo sia perché la religione è la strada della riscoperta dell’individuo, che invece il potere cinese cerca di eliminare. La proposta che il potere fa ai giovani è solo quella di un materialismo consumista: cose da possedere, ricchezza da sperare, potenza cinese da espandere, niente per l’anima. E si elimina la religione. Quanto il papa ha detto giorni fa - “è importante che questo grande Paese si apra al Vangelo” - non è solo una richiesta di libertà religiosa: è una necessita per la Cina, perché sia esaltata la responsabilità dell’individuo, senza di cui nessun ideale, nemmeno quello di un mercato vibrante, potrà essere mai pienamente attingibile."


sabato 16 agosto 2008

Cosa mi hanno spiegato le onde del mare...


Oggi il mare era fortissimo, impetuoso e l'unico modo per non essere travolta era seguire l'andamento delle onde, risalivo e riscendevo...e riflettevo come poche persone seguono l'onda degli eventi della vita, continuano cocciutamente a vivere come se la loro vita fosse una linea retta, non adattandosi ai mutamenti o al corso naturale degli eventi. La vita è come un'onda, uno Yin è seguito sempre da uno Yang... accogliere ogni esperienza, anabolizzarla, senza essere rigidi...

giovedì 14 agosto 2008

Buon ferragosto a tutti!


L'augurio?.....quello di cominciare a SENTIRE un pò di più la vita!

venerdì 8 agosto 2008

Mondi: L'eleganza del riccio e wu wei

Ci sono delle cose che ti nascono da dentro, degli slanci che senti che spingono da dentro a fuori. Lo stesso è stato per l'eleganza del riccio: ho subito sentito che mi sarebbe piaciuto e l'impulso ad averlo e leggerlo.


"DIARIO DEL MOVIMENTO DEL MONDO n 1

....se in questo mondo c'è qualcosa per cui vale la pena vivere, non me la devo perdere.....un movimento stranissimo, molto fluido, ma soprattutto molto concentrato, intendo concentrato su sè stesso....ma mentre i gesti degli altri andavano verso gli avversari e verso tutto lo stadio che li guardava, i gesti di questo giocatare rimanevano in lui, rimanevano concentrati su di sè, e questo gli dava una presenza, un'intensità incredibili. E così l'haka, che è un canto guerriero si caricava di una potenza straordinaria. La forza di un soldato non sta nell'energia che impiega per intimidire l'avversario inviando un mucchio di segnali, ma nella capacità di concentrare in sè la forza focalizzandosi su sè stesso. Il giocatore maori si trasformava in un albero, in una quercia enorme, indistruttibile con radici profonde, un irraggiamento potente, e tutti lo sentivano. Eppure avevamo la certezza che la grande quercia avrebbe anche potuto volare, che sarebbe stata veloce come il vento, malgrado o grazie alle sue profonde radici.......momenti compatti in cui il giocatore diventasse tutt'uno con il suo movimento, senza bisogno di frammentarsi dirigendosi VERSO......sono riuscita a individuare diversi movimenti immobili nel mondo; vale la pena a continuare a vivere per questo?" (p.29-33)

Io direi proprio di si. Il concetto di wu wei è espresso in queste pagine con una straordinaria semplicità.

La voce che scalpita fra i blog: ancora una volta l'essenza come via più difficile

E' bellissimo crogiolarsi d'avanti all'APPARENZA di un meraviglioso spettacolo, mentre l'ESSENZA è ben più scomoda da percorrere.

La voce che scalpita fra i blog: si festeggia la violenza alla libertà e siamo tutti incantati e felici d'avanti alle nostre tv


8 Agosto 2008, il giorno dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino alle ore 13,00, giusto un’ora prima dell’inizio della cerimonia ufficiale delle Olimpiadi, montagne e città di tante parti del mondo fumeranno di rosso in segno di solidarietà per il Tibet. L’iniziativa, ideata dall’artista performer vicentino Alberto Peruffo che ha già avuto un incredibile primo successo con tantissime adesioni nel giorno della presenza della fiaccola olimpica sull’Everest, si ripropone oltre che dalle cime delle montagne anche dall’alto di monumenti, campanili e architetture cittadine con l’accensione di fumogeni rossi.

La voce che scalpita fra i blog: splendide olimpiadi



Chiacchiere tra guerrieri all'ora del tè: essere intronauti

Risposta per il biondo ad un commento a suppaman (post: Opposti Unici):
assolutamente d'accordo. Io ho la piena consapevolezza che probabilmente questo viaggio non porterà a nulla ma è qui, che in questi giorni si sta svelando l'arcano, che poi è una cosa che abbiamo avuto sempre davanti ai nostri occhi, una frase che abbiamo detto e scritto ripetutamente
L'IMPORTANTE E' IL VIAGGIO E NON LA META
"Quindi lo sforzo quotidiano, fatto anche di cadute..... non sarà mai vanno dovesse anche non portare da nessuna parte perchè è dentro che stiamo esplorando.. siamo dei veri e proprio "Intronauti"(il biondo)

I ponti della fiducia...

Affidarsi agli altri è come percorrere un ponte tibetano, ci assumiamo sempre il rischio di cadere giù ma se decidessimo di non percorrerlo resteremmo fermi nel nostro viaggio e non scopriremmo mai cosa ci sarà al di là del ponte....

mercoledì 6 agosto 2008

L'inizio favorevole...

Inizia con il piccolo e il semplice per conseguire il grande e complesso.
Tutto ciò che è complesso ha inizio da ciò che è semplice.
Tutto ciò che è grande si produce da ciò che è piccolo.
Così il saggio non fa nulla di grande ma tuttavia realizza la grandezza.
(TAO TE-CHING, 63)

Essenza

Suppaman ti rispondo con un post:

Nella semplicità sta la vera essenza delle cose.

lunedì 4 agosto 2008

I post dei guerrieri: i nostri pensieri in questi giorni...

Da Suppaman
http://ombradelvento.blogspot.com/

"Ogni praticante è Maestro di se stesso prima di tutto, alcuni si ostinano ad esser guide per gli altri oppure altri, si ostinano ad voler essere guidati come se fossero totalmente non autosufficienti.
Rifletto spesso..sugli aspetti opposti di quest'unica essenza.Vivere in ogni singolo respiro significa focalizzarsi e mutare costantemente..possiamo dire di essere in grado realmente di farlo?Credo che ognuno abbia il proprio destino con le sue esperienze da fare, per questo non rispondo se non interrogato, non cerco mai di convincere (convertire) ma mostro me stesso per quello in cui credo.Ogni giorno, provo a camminare le mie parole, le mie idee, i miei pensieri..Dicono che siamo nell'era dell'omologazione.. ma non parlo di usi e costumi, parlo di pensiero..parlo di essenze.C'è ancora in questo mondo chi ha voglia di tracciare la propria strada rischiando di cadere ma restando fuori da Maya?Siamo realmente più dormienti di un tempo?Ci toccherà nuovamente oscillare come in passato in un lago di sangue?
"Tutto è utile a qualcosa, anche quello più assurdo e, anche se non sembra,Tutto si può evitare"



Non credo di rubare post nel momento in cui quello che scrivi corrisponde ai miei pensieri di questi giorni e mi corre un brivido sulla pelle a pensare come se pur così lontani sembra veramente che siamo (almeno per adesso) sulla stessa strada, dentro lo stesso viaggio..... mi sorprende leggervi e trovare nelle vostre parole i miei stessi pensieri.

"Ogni praticante è Maestro di se stesso...alcuni si ostinano ad essere guide per gli altri": ognuno ha il suo percorso e dobbiamo smetterla di assumerci la responsabilità della vita degli altri, ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi che vanno rispettati. Ognuno deve camminare con le proprie gambe, non importa quanti passi farà e dove arriverà (".... credo che ognuno abbia il proprio destino con le sue esperienze da fare"). Ognuno di noi è l'unico responsabile della propria vita. E dunque "..per questo non rispondo se non interrogato"....rispetto il pensiero e il punto di vista dell'altro..

"Ogni praticante è Maestro di se stesso..altri si ostinano a voler essere guidati come se fossero totalmente non autosufficienti": niente di più sbagliato, un vero guerriero sa sempre cosa vuole e il suo vero Maestro, la sua vera guida risiede nella sua Anima.

Mostrare la propria Essenza...questo si che mi risulta ancora difficile, forse perchè devo imparare quel delicato equilibrio tra mostrare la mia anima ma capire a chi e in che momento....(ishin)

venerdì 1 agosto 2008

La voce che scalpita fra i blog: ......

" Continuiamo a parlare delle mutilazioni genitali femminili ripartendo dall'Africa descrivendo, seppur sommariamente, il rapporto tra le MGF e la cultura islamica, cercando di cogliere le differenti posizioni al suo interno. Si evidenzierà anche il percorso di opposizione e prevenzione, ove viene attuato, sia dal punto di vista istituzionale che dalle iniziative intraprese autonomamente da singole o gruppi di donne. La battaglia contro le mutilazioni genitali femminili è condotta in prima persona anche dalle donne e dalle loro organizzazioni e queste voci appartengono a donne che vivono nel Nord d'Arabia e nel Corno d'Africa e che con le loro proteste ed iniziative sono pronte a sfidare i loro governi e le consuetudini dei rispettivi paesi, pur di eliminare definitivamente queste pratiche. Sappiamo che più di 110 milioni di donne soffrono per le gravi ferite e per le malattie derivate dalle mutilazioni subite e che molto spesso portano alla loro morte. Proprio per questi motivi le donne africane sono state (e sono) in prima fila contro le mutilazioni genitali, tanto che molte di esse parteciparono a Dakar nel 1984 ad un seminario sulle "Pratiche Tradizionali che attentano alla salute di donne e bambine" e che nel 1994 in Tanzania ed in Egitto furono indette campagne popolari di informazione. Tuttavia molto spesso queste azioni spontanee di donne che si organizzano contro le MGF vengono riassorbite dagli Stati africani.Sono proprio questi paesi che presentano, quasi tutti, un alta percentuale di donne e bambine mutilate. Tra questi c'è la Somalia, dove il 90% della popolazione femminile è sottoposta alle mutilazioni genitali, ma queste alte percentuali sono presenti anche a Djibuti, Sudan ed Egitto, paese dove le mutilazioni genitali hanno dato vita ad una polemica parlamentare e legislativa che dev'essere inserita nello scontro tra settori modernisti e tradizionalisti dell'islamismo; aspetti con il quale si confrontano anche altri paesi mediorientali come Iran, Algeria, Afghanistan Turchia, India, Bangladesh e Pakistan. Nonostante questa alta percentuale di donne mutilate, e sempre in questi stessi paesi africani sono stati compiuti i maggiori sforzi per eliminare o ridurre questa pratica consuetudinaria. In questa direzione sono andati il Burkina Faso, il Kenya e l'Egitto, che hanno vietato per legge le mutilazioni genitali femminili, ed in altri casi, hanno emesso delle sentenze di condanna nei confronti dei genitori che hanno imposto tali pratiche alle figlie. Anche il Sudan si è mobilitato per l'eliminazione delle MGF ed il suo percorso è il più secolare rispetto a quello degli altri perché inizia più di cinquanta anni fa, anche se a tutt'oggi, l'80% della popolazione femminile è ancora sottoposta all'infibulazione. Il Sudan è un paese con una cultura africana ed araba insieme, e la sue azioni contro le MGF, possono influenzare sia il Medio Oriente arabo sia il Corno d'Africa che i paesi situati a sud del Sahara.Posto sotto il dominio inglese, vide sorgere, nel 1921, per opera delle sorelle Wolff la creazione di una scuola per levatrici nella quale si diplomarono fino al 1948 più di cinquecento levatrici provenienti da tutte le zone del paese. Nel 1943 fu istituito dal Governatorato generale inglese un Comitato medico per studiare il problema della circoncisione femminile, approfondimento che si concretizzò in un opuscolo pubblicato in lingua araba ed in inglese, nel quale si affermava che la circoncisione "faraonica" era molto dannosa e che doveva essere abolita. A questo primo tentativo non seguirono risultati concreti, tanto che nel 1946 il Governo cercò di iniziare un iter legislativo che portasse alla definitiva eliminazione dell'infibulazione. L'entrata in vigore di questa legge ebbe come drammatica conseguenza quella di aumentare in modo esponenziale sia il numero delle bambine circoncise che quello dei decessi per le complicazioni post operatorie. Anche le levatrici che operavano le infibulazioni erano sottoposte ad una multa e all'arresto fino ad un periodo di sette anni, ma il primo arresto fu accompagnato da violenti tumulti che fecero emendare la legge ed affermare contemporaneamente nel 1930 ad un giudice che "..l'unico modo per estirpare questa barbara e crudele usanza è quello di educare il maschio e la femmina sudanese". Ma dopo l'emendamento di questa legge tutto tornò come prima e solo nel 1980 venne costituito il Comitato sudanese per l'educazione delle pratiche tradizionali della mutilazione genitale femminile che tenta, da più di vent'anni, di portare avanti una campagna di informazione ed iniziative contro le MGF. Anche il Kenya, situato in Africa Orientale, ha intrapreso una lunga e dura battaglia per eliminare la pratica delle mutilazioni e contro queste ultime si batte la Signora Eddah Gachukia, uno dei membri del parlamento e portavoce del Consiglio Nazionale delle Donne Keniote che descrisse, nel 1979, la situazione del paese dove erano state portate avanti alcune ricerche inadeguate a superare questa pratica. Il Consiglio delle donne keniote si è appellato all'UNICEF e all'Organizzazione Mondiale della Sanità per favorire ricerche sulle MGF, al fine di ottenere un valido sostegno che vietasse o almeno scoraggiasse queste pratiche. A questa richiesta si unì anche la Direzione del Consiglio Cristiano nazionale del Kenya che chiese l'avvio di ricerche sul territorio keniota. A livello consuetudinario l'infibulazione viene accettata volontariamente dalle donne, ma questo aspetto è più condizionato dall'educazione rispetto alla quale si cerca di ottenere con il suo miglioramento la conoscenza che prevenga il diffondersi delle MGF e l'emanazione di leggi abrogative di queste pratiche. E proprio a Nairobi, nel 1985, si è svolta la Conferenza mondiale delle donne ed il relativo Forum delle ONG, alla quale parteciparono anche alcuni gruppi di donne keniote che analizzarono i temi legati alla salute e alle MGF con una loro piattaforma che comprendeva tra gli altri, anche la sterilizzazione forzata e la pianificazione familiare. Emblematico rimane il caso della Somalia, il paese che, insieme alla parte islamica del Sudan, è l'unico al mondo in cui tale pratica è tutt'oggi estesa nella sua forma più mutilante, l'infibulazione. Questo paese è per l'80% nomade e con una radicata tradizione orale (infatti il somalo è divenuta una lingua scritta solo nel 1974. La sua cultura è profondamente radicata nella realtà dell'Africa, ma nello stesso tempo ha subito profondi influssi provenienti dalla cultura musulmana e dalla religione islamica. Quindi uno stato a cavallo tra due mondi che intende conservare le due tradizioni. L'apprendimento del Corano costituisce una tappa obbligata per la totalità del popolo somalo in età prescolare.L'avvento del post colonialismo ed in particolare la rivoluzione del 1969 che ha apportato profondi mutamenti nella struttura sociale ed ha emanato alcune leggi che, pur mantenendo l'Islam religione di Stato, apportavano tuttavia delle modifiche ed entravano in conflitto nell'attuazione pratica con alcune norme in esso contenute. Queste leggi ed in particolare quelle riguardanti i diritti della donna nella società, suscitarono forme di aperta e violenta ribellione da parte di alcuni capi religiosi e della parte più conservatrice della popolazione. Tra le altre riforme ci furono quelle sul diritto di famiglia esulla regolamentazione del ripudio della moglie; ma il governo prese posizione anche contro l'infibulazione, vietando che questa pratica venisse effettuata negli ospedali da personale sanitario, invitando i somali a praticare sulle figlie solo la sunna (la forma più lieve di mutilazione).Nel 1977 venne costituita l'Organizzazione Democratica delle Donne (SWDO), Edna Adan Ismail parlò per prima dell'infibulazione, rompendo in questo modo un tabù : infatti la questione dell'infibulazione nella cultura somala è un argomento molto delicato. Essa confessò che "le donne della sala (nella quale si svolgeva il dibattito), potessero togliersi le scarpe e tirarmele dietro". Invece, esse si alzarono in piedi ed applaudirono, e questo diede loro la forza di iniziare a parlare di quanto avevano dovuto subire. In seguito lo SWDO divenne l'agente esecutivo della Commissione per l'abolizione dell'operazione, nominata dal governo somalo. Nel paese attualmente vengono praticate quattro tipi di mutilazioni : 1) la sunna, 2) l'escissione o la clitoridectomia; e 3) l'infibulazione o circoncisione faraonica; 4) non classificato : punture, perforazioni, incisione della clitoride e delle grandi labbra.Nelle zone rurali, generalmente le ragazze, a gruppi, vengono infibulate durante un'unica cerimonia ed in giorno prefissato, cosicché, questa pratica assume anche una connotazione religiosa e di iniziazione collettiva a cui le bambine vengono preparate in precedenza. La cerimonia di iniziazione prevede la rasatura dei capelli, viene fatto indossare un vestito nuovo e nei giorni che precedono l'infibulazione esse vengono nutrite con una dieta povera di liquidi, per impedire o ridurre la necessità di urinare immediatamente dopo l'operazione. Le bambine che sono accudite e nutrite dalla famiglia, ricevono anche molti regali. Nei centri urbani questo rituale è comunque scomparso del tutto.Raquia Hagi Dhuale, descrive dettagliatamente come avviene l'intera operazione ed anche le conseguenze fisiche e psicologiche a cui ogni bambina è sottoposta. Per brevità ne trascrivo qualche brano: "..La bambina viene fatta sedere su uno sgabello molto basso..viene tenuta ferma saldamente per le spalle e le braccia...durante l'operazione le donne continuano ad urlare forte e a dare consigli...Tutto ciò viene fatto senza usare anestetici...Alla fine dell'operazione la bambina, con le gambe fasciate, viene portata in un luogo isolato e fatta distendere supina per tre o quattro giorni, seguendo una dieta di soli liquidi". (R.H. Dhuale "Circumcision and infibulation in Somalia", pp. 24 - 26).Tradizionalmente a compiere queste operazioni sono le donne e forti condizionamenti culturali continuano a fare si che l'operazione di mutilazione si perpetui nel tempo. Infatti, le ragazze in età pre puberale, se non ancora sottoposte al rito della circoncisione, sono sottoposte ad un continuo obnulamento della loro coscienza con affermazioni del tipo "...quando sarai circoncisa sarai più bella, più donna e cosi via..", mentre tutto l'intero sistema sociale esercita sulle bambine una forte pressione facendo nascere in loro il desiderio di sottomettersi all'operazione.Abbiamo già accennato al fatto che le MGF erroneamente sono attribuite al solo contesto islamico, tuttavia esse sono effettivamente praticate anche in alcuni Stati che seguono i precedetti del Corano. Ad esse corrisponde un acceso dibattito che in ambito islamico non prescinde mai dall'analisi degli Hadith (Detti del Profeta) o dalle Sure (o capitoli del Corano) che si riferiscono in particolare alle donne. Tuttavia è bene tenere presente che in alcune aree le Mutilazioni genitali sono il risultato di un processo particolare : mentre nelle aree non musulmane la giustificazione risiede nelle tradizioni e nelle consuetudini locali (per esempio in Somalia alcune tradizioni affermano che le donne infibulate, che normalmente si occupano delle greggi, possono evitare gli attacchi delle fiere perché queste mutilazioni eliminerebbero le salienze olfattive sessuali femminili- P. Grassivaro Gallo-); in altri paesi musulmani la pratica è invece molto diffusa come Egitto, Sudan, Niger, Mali, Arabia Saudita, Yemen, Senegal, Bangladesh, Indonesia e Malaysia.L'Islam sunnita (che raccoglie il 90% dei musulmani) non possiede un autorità giuridico - religiosa suprema al di fuori dei precetti contenuti nelle fonti della Sharia - Corano, Sunnah ed Igma -. Essendo la Sharia la Legge di origine divina adeguata alla regolamentazione di una serie di argomenti anche riguardanti la sfera privata degli individui, donne e uomini. Nel caso in cui la Legge non stabilisce delle norme certe ed esaustive, i fedeli possono interpellare i dottori della Legge, i quali possono dare, su uno stesso argomento, opinioni giuridiche differenti, dette Fatwa, che non sono giuridicamente vincolanti e possono essere contestate da altri Muftì. Questi Dottori della Legge decidono su molti argomenti riguardanti la salute e la sessualità della donna, fra cui anche l'aborto e la circoncisione. E' tuttavia da tenere presente come il Corano non parla direttamente delle mutilazioni genitali femminili; ne troviamo tracce invece in alcuni Detti del Profeta, come quello che Maometto ha rivolto alla "tagliatrice di clitoridi". La circoncisione e la mutilazione genitale erano quindi una pratica corrente nell'Arabia pre islamica, usanza ereditata dall'Islam e dai popoli musulmani. In ambito sanitario si riscontrano almeno tre tipi di mutilazione1) ablazione del prepuzio clitorideo; questa operazione è detta "sunna" per indicare una modalità conforme alla tradizione del Profeta;2) ablazione del clitoride (escissione) e delle piccole labbra; 3) ablazione della clitoride, piccole e grandi labbra e successiva ricucitura dei due bordi della vulva mantenendo un passaggio per il deflusso dell'urina e del mestruo.Nella religione islamica sunnita in riferimento alle mutilazioni femminili troviamo quattro scuole giuridiche di pensiero che hanno espresso su di esse pareri molto vicini fra loro. Infatti per Abu Hanifa e Malik ibn Anas iniziatori della scuola hanaita e malikita, la pratica delle mutilazioni è lodevole, ma non obbligatoria; mentre per Ibn Hambal, iniziatore della scuola hambalita la circoncisione è solo raccomandabile per le donne; mentre per Shafii, iniziatore della scuola shafiita, essa è obbligatoria. Da queste quattro Fatwa emerge un particolare importante : nessuna di esse ha vietato le mutilazioni genitali femminili. Partendo da queste premesse all'interno del mondo arabo - musulmano troviamo presenti nel dibattito opinioni contrarie, favorevoli e tolleranti tale pratica. Tutti i pareri per suffragare le loro motivazioni mettono in evidenza alcuni "valori" legati alla circoncisione : pulizia ed igiene della donna, mantenimento della verginità, limitazione dell'istinto sessuale femminile ed altre motivazioni consimili. Ora, rispetto a questi punti di vista, alcuni giusperiti egiziani tra i quali Sheikh Youssef Al Qarawi preferiscono, in sede pubblica, lasciare la scelta della mutilazione ai genitori, pur ritenendo che in sostanza essa debba essere obbligatoria. Ciò che colpisce ed in partesconcerta, è la posizione delle donne che "sembrano" essere convinte della "validità" delle giustificazioni tradizionali ed anzi esse stesse si pongono come attive propugnatrici degli ideali tradizionali e delle pratiche che si ritengono veicolarli. In Egitto, infatti, questo dibattito è diventato un inarrestabile scontro tra fautori e contrari alle MGF, nel quale si intrecciano motivi politici religiosi insieme, perché mai dobbiamo dimenticare che l'Islam è congiuntamente Religione e Stato. Questo assioma spiega l'indecisione dichiarata dagli organismi statali sulla mutilazione genitale, anche spinta dall'azione favorevole dell'opinione pubblica fomentata dagli Ulema. In Egitto tuttavia, con il Decreto n.74 emanato dal Ministero della Sanità nel 1959 si vietava ai medici la circoncisione totale nelle cliniche statali, mentre si mostrava più tollerante verso quelle parziali. Proibiva anche alle levatrici autorizzate di praticare l'intervento, lasciando così tutto in mano ad inesperti e "praticoni".Nel 1994 prima della Conferenza del Cairo su "Demografia e sviluppo" il Ministero della Sanità egiziano si era fatto portatore di una proposta di legge per vietare le MGF. Dopo questa conferenza una Fatwa venne emessa da Jad al-Haq, il quale riaffermava il carattere benevolo delle mutilazioni praticate sul corpo della donna. Questa Fatwa ebbe l'effetto di far ritirare il progetto di legge governativo di divieto di far circoncidere le donne sostituito da un Decreto legge che autorizzavano tale pratica solo all'interno delle cliniche. Alla luce del Decreto del 1994 il dilemma fondamentale a cui si trovarono di fronte i medici egiziani era quello di dover circoncidere, qualora venisse loro richiesto, in ossequio al decreto, ma violando la loro etica professionale che impone di non ledere il paziente, ma nello stesso tempo sanno che se non lo fanno loro, questi stessi genitori si rivolgeranno a degli operatori clandestini senza scrupoli. Per questo motivo molte associazioni di medici si stanno battendo per una esclusione dei medici dall'operazione, condannando in blocco tutte le mutilazioni dalla sunna all'infibulazione. In altri termini ci si è resi conto che l'inalienabile diritto all'integrità psicofisica della bambina e della giovane risulta comunque violata, indipendentemente dall'invasività dell'operazione mutilatoria.Sempre nel 1994, l'Egitto ha sottoscritto una serie di trattati internazionali che impegnavano il governo ad intraprendere una decisa campagna contro le MGF. Per questo l'8 luglio 1996 l'allora Ministro della Sanità ha emesso il Decreto n.261 con il quale proibiva ogni tipo di mutilazioni in tutti gli ospedali ed ambulatori pubblici e privati in quanto pratica rientrante nelle tradizioni islamiche; la violazione di questo Decreto è perseguibile penalmente : quest'ultimo è il primo provvedimento ufficiale contro l'escissione dopo l'Ordinanza ministeriale del 1959. Il provvedimento del Dr. Ismail Sallam, è stato anche appoggiato dall'Ordine dei Medici egiziani. Tuttavia, una Legge dello Stato è ancora lontana dall'essere varata. Il 24 giugno 1997 il Tribunale Amministrativo del Cairo, in applicazione delle direttive del Consiglio di Stato, ha riammesso le pratiche mutilatorie all'interno degli ospedali, rovesciando il provvedimento Sallam. La motivazione riferita afferma che non può essere vietata una pratica religiosamente lecita, ma non obbligatoria. Questa sentenza si può considerare la temporanea vittoria di una componente radicale islamica eterogenea. Le reazioni a questa sentenza si sono limitate ad un azione di appello alla Corte Amministrativa. Nonostante le scarse speranze, di eliminare questa pratica, il 28 dicembre 1997 la Suprema Corte Amministrativa (i cui verdetti sono inappellabili) ha approvato il Decreto del Ministro della Sanità del 1996 rivietando ogni tipo di mutilazione : si tratta della sentenza più importante emessa finora in Egitto in materia di mutilazioni.A questo paese si sono via via aggiunti il Burkina Faso,la Repubblica centroafricana, Gibbuti, il Ghana, la Guinea e Togo. A questi si è aggiunto ancora un ultimo Stato a maggioranza islamica, il Senegal che ha approvato una normativa vietante le MGF, la quale prevede anche forti multe e il carcere in caso di una sua violazione. Questa Legge fa seguito alla Dichiarazione di Dakar del novembre 1997, in cui si riaffermava che la pratica delle MGF non possiede fondamenti religiosi e rappresenta una violenza a vari livelli sulla persona della donna ed è una discriminazione nei suoi confronti. Nel terminare questo articolo vogliamo dare, per chi volesse approfondire l'argomento, una breve bibliografia in lingua italiana, aggiungendo che esiste molto materiale in francese ed inglese sull'argomento. - Pia Grassivaro Gallo "Figlie mutilate d'Africa", 1997; Sirad Salad Hassad "Sette gocce di sangue" e "La donna mutilata"; Marco Mazzetti "Senza le ali", Fondazione Cariplo. Come per il primo articolo sulle MGF (vedi numero precedente del Junius Brutus), l'intento è quello di creare dei contatti più stretti con le donne immigrate qui in Italia e cercare di avviare una proficua discussione sui loro percorsi politici e di presa di coscienza della loro realtà."
Fonte: http://www.tmcrew.org/junius/num4/mgf2.htm