Il guerriero non è taoista, buddista, confuciano, cristiano, induista o può essere tutte queste cose. Il guerriero segue il principio del corso naturale delle cose, quei principi universali che si trovano in ogni cultura e in ogni tempo.




domenica 31 maggio 2009

I post dei guerrieri: come foresta di bambù

Dal blog di Mushin
http://mushin.it/blog/me/seduto-sul-limite-il-vuoto-mi-mostra-il-pieno/


Come ho detto più e più volte, una cosa che mi piace al punto che ne farei un archetipo o un topos letterario, è la foresta di bambù. Il bambù è una delle piante più semplici e lineari esistenti, eppure tanti fusti di bambù riescono a fare una foresta intricata. Mi piace proprio questo suo potere immaginifico: quale migliore metafora per spiegare la grande capacità dell’uomo di costruire problemi complessi a partire da elementi semplici?
L’armonia non è una questione di quantità, ma di rapporto, come tutti gli equilibri.
Ora mi lascia sempre una strana sensazione vedere come tutti noi essere umani abbiamo in comune il desiderio di essere felici. Eppure questa cosa comune ci divide anziché unirci perché nella nostra personale ricerca della felicità facciamo degli altri un ostacolo. Non ci curiamo di cercare una soluzione comune, né di identificarci nel desiderio dell’altro, che seppure è contrapposto a noi, in realtà chiede la stessa cosa.
E così in questo mondo sub-ottimale il conflitto è la norma, e ci sentiamo bene quando riusciamo a costruire delle isole di fiducia con persone speciali, con le quali riusciamo a condividere uno sforzo comune che faccia di ciascuno contemporaneamente veicolo e fine della nostra ricerca di appagamento.
Sono momenti magici e persone speciali, ma sono rese tali proprio dall’estrema contingenza degli eventi che le legano a noi, diamo loro estremo valore proprio in relazione al fatto che sappiamo che quella situazione/rapporto è costantemente minacciato dalle cose della vita.
Non comprendo ancora bene perché, ma è sull’orlo del precipizio che fa da limite al tuo mondo che riesci ad avere uno sguardo d’insieme su questa realtà che ti contiene. Il limite non è sostenibile. Eppure è la che si trova sé stessi, punto di partenza di ogni felicità.

Un passo oltre...

Si dice che
la parte più lunga del viaggio sia
l'attraversamento della porta.
Marco Terenzio Varrone
Ogni volta che facciamo una scelta, ogni volta che cominciamo a realizzare i nostri sogni, i nostri desideri attraversiamo una porta....auguro a tutti voi guerrieri di non restare davanti l'uscio a pensare a quanto può essere bello e nel contempo rischioso quello che c'è oltre la porta ma di fare un passo oltre e vedere nuovi paesaggi. La vita, quella piena, reale non è fatta per essere fantasticata ma per essere vissuta.

mercoledì 20 maggio 2009

Agire

Qualsiasi cosa voi pensiate o crediate di poter fare,
cominciatela.
L'azione ha in sè
la magia,
la grazia e
il potere.
(Goethe)

martedì 19 maggio 2009

In via di estinzione...

In Italia uomini che fanno e sanno riflettere sulla politica (e non spettacolo) sono ormai in via d'estinzione; questo articolo mi sembra scritto da uno degli ultimi esemplari italiani che ancora pensa...
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." (di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta delpremier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, delpopolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo delpozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni voltala Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia delnostro Paese.E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?Il tempo deldolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma delponte.Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti delterremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquilain realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti delgiorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso delcanone per quella bestialità che avevano detto.Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
Giacomo Di Girolamo

sabato 16 maggio 2009

Stavolta vi offro un tè pregiato...

Il Libro del Tao e della virtù (Tao Tê Ching), considerato come una delle vette del pensiero cinese è opera di Lao-tse (o Lao-tzu), nato intorno al 570 a. C. Ogni capitolo comincia di solito con qualche paradosso e lo sviluppa con rilievi paralleli, introdotti dalla parola " perciò" . Una parola che, comunque, non è da intendere in senso causale: difatti, a differenza della logica occidentale, la logica cinese prevede che la causa possa essere un effetto e un effetto possa essere una parte della causa: per i cinesi, ha scritto lo studioso Lyn Yutang, "causa ed effetto non sono aspetti successivi, ma solo aspetti simultanei della stessa verità".

I - DELINEA IL TAO
Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l'eterno nome. Senza nome è il principiodel Cielo e della Terra, quando ha nome è la madre delle diecimila creature. Perciò chi non ha mai desideri ne contempla l'arcano,chi sempre desidera ne contempla il termine. Quei due hanno la stessa estrazione anche se diverso nome ed insieme sono detti mistero, mistero del mistero, porta di tutti gli arcani.
Vediamo che ve ne sembra di questa idea? Ogni tanto pubblico un capitolo e chi sa tradurlo lascia un suo contributo...

venerdì 15 maggio 2009

: )


La mia vita sta diventando dolcissima.
Fatta di tenerezza e momenti felici.
Grazie a tutte le persone che me la colorano ogni giorno!

giovedì 14 maggio 2009

Ci siamo!




Lo Yin lascia posto allo Yang e tutto si trasforma...

lunedì 11 maggio 2009

Forza generatrice

Nel nei Jing il maestro Qi Bo cosi’ esprime la teoria dei 5 Elementi:
” I 5 Elementi- il Metallo, l’Acqua, il Legno, il Fuoco e la Terra - sono alternativamente, in posizione o di preminenza o di irrilevanza. Questo cambiamento ci fa capire la vita e la morte, la creazione e la decomposizione- e la diversa gravita’ della malattia.”
La teoria dei 5 Elementi non e’ antica quanto il concetto di Yin e Yang, anche se si sa con certezza che esisteva gia’ intorno al 1000 a.C.
Ogni elemento e’ collegato ad una stagione: l’Acqua all’ Inverno, il Legno alla Primavera, il Fuoco all’Estate, la Terra alla tarda Estate, il Metallo all’Autunno.
Ogni Elemento rappresenta un differente stato dell’essere umano, proprio come ogni stagione determina una differente condizione del mondo naturale. In Primavera ( Legno ) e in Estate ( Fuoco ) predomina lo Yang; in Autunno ( Metallo ) e in Inverno ( Acqua )predomina lo Yin.
La cosidetta ” Tarda Estate ” (Terra ) corrisponde ai mesi di Agosto e Settembre, quando il ciclo annuale in equilibrio fra la fase Yang dell’anno, cioe’ quella della crescita e dell’attivita’, e la fase Yin, cioe’ quella del declino e del riposo, fa una pausa.
I 5 Elementi ( a volte chiamati le 5 Fasi) vengono spesso rappresentati come nell’immagine accanto per mostrare la natura delle loro relazioni reciproche.
Ogni elemento generato da un altro, a sua volta genera quello successivo, proprio come la Primavera arriva dopo il periodo di riposo invernale, e con l’esplosione della sua forza generatrice annuncia l’Estate. http://guide.supereva.it/energia_del_respiro/interventi/2008/04/328782.shtml


Siamo nel periodo di esplosione della forza generatrice, quindi liberate il vostro potenziale creativo, dipingete , fate progetti, pensate a cambiamenti di vita...

I cinque elementi

Dall'antica cultura cinese tutto ciò che esiste, che è sensibile e percepibile con i cinque sensi si ritiene possa essere ricondotto a Cinque Elementi.
Essi sono: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua e nascono dall'interazione di Yin e Yang.

Le loro caratteristiche sono di essere associati con il ciclo delle stagioni, lo spazio, i sensi, i colori e gli stati d'animo.
Legno: è il simbolo della prorompente energia della primavera in cui tutto cresce, che ha grande vigore e si espande in tutte le direzioni.
Fuoco: è la massima energia del ciclo, dove tutto è al suo massimo. Da questo punto inizia il declino.
Terra: è il punto centrale delle cinque energie; si muove in direzione orizzontale e influenza la transizione da una all'altra.
Metallo: è la forza più concentrata in quanto è prodotta dal movimento verso l'interno; ha le caratteristiche di addensarsi e coagularsi.
Acqua: è un'energia che tende verso il basso, verso un punto di massima quiete e concentrazione per predisporre la ripresa, la nuova partenza.
Dalla relazione dei Cinque Elementi nell'equilibrio cosmico e terrestre nasce tutto ciò che esiste: in un concatenamento costruttivo, ma anche in una successione distruttiva.Dal disegno si evince che il concatenamento a stella è distruttivo mentre quello a cerchio è costruttivo.Un Qi positivo si ottiene dall'incontro dei Cinque Elementi nella successione positiva.Inoltre gli Elementi sono in rapporto con ogni organo e percezione sensoriale dell'uomo.Dal rapporto organi-elementi e dalle valutazioni sulla persona un Maestro Feng Shui è in grado di stabilire cosa è meglio per lei nella sua casa e negli ambienti dove rimane più a lungo.
Tomaso Scotti

Oltre il tempo e le culture


Il guerriero

non è taoista,

buddista,

confuciano,

cristiano,

induista

o può essere tutte queste cose.

Il guerriero segue il principio del corso naturale delle cose,

quei principi universali che si trovano

in ogni cultura

e in ogni tempo.

venerdì 8 maggio 2009

I post dei guerrieri: essere guerrieri è anche questo

Rubato al Biondo:
Sacrificarsi per il guerriero è mettere in gioco se stesso ogni giorno, fin dentro le radici più profonde del proprio essere. Insegnare ai bambini con il proprio esempio, dedicare il tempo a chi ha domande da porre, ascoltarsi ed ascoltare il prossimo.. come diceva uno dei più grandi guerrieri della storia dell'umanità:"Ama il prossimo tuo come te stesso", ama te stesso e rispettati, così sarai in grado di amare ciò che è intorno a te, sia esso essere umano, animale, pianta...

giovedì 7 maggio 2009

La Via in 5 anelli



Testo suggerto da Suppaman:


Il libro dei cinque anelli e' composto da cinque libri, il libro della terra, dell'acqua, del fuoco, dell'aria e l'ultimo, il piu' breve, ma anche piu' significativo, del vuoto.


....tutti e cinque libri parlano in sostanza della via di Haiho, l'arte, la via del guerriero. Un praticante di tale via era un esperto di armi e tecniche di combattimento, ma la sua vera forza, non era nella spada e nella destrezza manuale con cui sapeva maneggiarla, ma nella fermezza interiore e nel distacco.


Un samurai era tale solo agli occhi altrui, non ai suoi, non ne aveva, era gia' morto. Per un samurai non c'era un domani, non c'era un ieri, non c'era nemmeno il presente, c'era solo il qui e ora, era il qui e ora, era il Ku. Il Ku era tutta la sua vita, tutta la sua esistenza, tutti i suoi ieri, oggi, domani.
"Un colpo, una vita" una massima tratta dal celeberrimo libro "Lo zen ed il tiro con l'arco". Un colpo, una vita; tutta la vita, tutta l'esistenza in un solo colpo, qui e ora. Questo era il senso, il significato, non c'e' il combattente, non c'e' il combattuto, non c'e' il combattimento, c'e' solo il qui e ora, un colpo, un colpo solo che e' tutta la vita, tutta l'esistenza del combattente, del combattuto, del combattimento.

Non provava avversione ne' timore per l'avversario, cosi' come non provava attaccamento per la sua o altrui vita. Un samurai non aveva una vita, perche' non c'era nessuno a possederla. Il samurai agli occhi altrui era il peggior nemico che si potesse incontrare, non aveva niente da perdere, a cominciare dalla cosa piu' preziosa, la sua stessa vita.

La via di Heido era una via del distacco, una via di centratura interiore, una via del qui e ora, una via quindi realizzativa. Non a caso Zen e samurai vissero profonde correlazioni.

La spada, le tecniche, i combattimenti, divenivano solo aspetto esteriore, manifesto, fenomenico, di una fermezza, di una costante, di un distacco che era tutto interiore.


...






Cambiare orientamento per avere un nuovo sguardo sulle cose

Fra tutti i movimenti proposti dallo yoga, la rotazione/torsione è uno dei più caratteristici. Quasi del tutto assente nello sport, nello yoga è presente in molti asana.

Cambia orientamento
Simbolicamente è l’espressione di un cambiamento di orientamento, di un “volgersi” verso qualcosa o qualcuno che prima non era visibile. Letteralmente una rotazione è il movimento di un corpo che gira intorno all’asse passante per il baricentro, una torsione è la deformazione di un corpo solido attorno a un asse, nella quale le fibre, inizialmente parallele, diventano elicoidali. In molti asana ritroviamo entrambi questi aspetti. Limitandoci alla colonna vertebrale, abbiamo rotazione nel movimento di ogni vertebra rispetto a quelle adiacenti, e torsione di tutte le strutture muscolari e legamentarie interessate. È chiamata appunto torso la parte del tronco, dalla vita al collo, dove si realizza il movimento.

Come un panno strizzato
Per capire meglio l’utilità e gli effetti delle posizioni di rotazione/torsione, possiamo analizzare cosa accade nella colonna vertebrale. Da un punto di vista analitico, il movimento di una vertebra rispetto all’altra è una rotazione attorno a un asse. Se consideriamo come è costituito un disco intervertebrale (la struttura che unisce ogni vertebra a quella adiacente) possiamo osservare che attorno al nucleo polposo, la parte centrale gelatinosa, abbiamo una successione di strati fibrosi concentrici. In caso di rotazione, data la scarsa elasticità delle fibre, si produce una leggera compressione del disco (avvicinamento delle vertebre), con la conseguente decompressione nel momento di ritorno alla posizione di partenza. Il movimento è simile a quello che si effettua torcendo un panno per strizzarlo: le due estremità tendono ad avvicinarsi. Il disco vertebrale, non essendo vascolarizzato, si nutre per imbibizione (assorbimento): come una spugna che si imbeve di liquidi e sostanze nutritive quando si dilata ed espelle liquidi e sostanze da eliminare quando è compresso. Una mobilizzazione può quindi essere molto salutare, a condizione che si realizzi senza carico eccessivo e nel rispetto della mobilità naturale dell’articolazione.

Azione interna
Si può inoltre ipotizzare un’azione simile sui visceri, principalmente quelli contenuti nella cavità addominale: in caso di torsione del tronco, la pressione interna aumenta (il giro-vita si riduce). Non a caso i testi tradizionali dello Hatha Yoga parlano di azione sul “fuoco gastrico”, nella descrizione di alcune posizioni classiche di torsione come Marichyasana e soprattutto Matsyendrasana. In questi due esempi, l’azione di compressione viscerale è accentuata dalla pressione che la coscia esercita appoggiandosi sulla parete addominale. La colonna vertebrale in una posizione di rotazione è molto particolare: somiglia a una scala a chiocciola molto allungata.
Possiamo facilmente rendercene conto passando la punta di un dito lungo la colonna vertebrale di una persona che realizza la posizione. Questo produce una liberazione delle costole dal lato opposto alla rotazione (quello che viene portato in avanti in una torsione seduta) e una parziale deformazione elastica del diaframma, sicuramente interessanti per un’azione di rieducazione respiratoria. A partire dalle considerazioni precedenti possiamo trarre tre importanti indicazioni per eseguire le torsioni:
1. Mantenere tutto il tempo un’azione di autoallungamento della colonna vertebrale: eviteremo così un’eccessiva compressione dei dischi intervertebrali e si ridurrà la deformazione scoliotica della colonna.
2. Mantenere l’asse di rotazione rettilineo (la sommità del cranio allineata con il perineo).
3. Prestare particolare attenzione al respiro.

Liberi di scegliere
Nel corpo si cristallizzano, sotto forma di rigidità, resistenze o blocchi, le esperienze vissute, soprattutto quelle dotate di forte impatto emotivo, producendo costrizioni e condizionamenti che progressivamente limitano la libertà di movimento, fisico ma anche psichico. La mancanza di rotazione corrisponde a una perdita della libertà di decisione, a un imprigionamento nei condizionamenti e nelle abitudini del passato. Possiamo praticare quindi le posizioni di rotazione/torsione con lo stato d’animo di ridare la libertà necessaria alla nostra colonna vertebrale e, soprattutto, di riappropriarci del nostro “libero arbitrio”.
Fonte:

martedì 5 maggio 2009

: )


ALE
TI
AMO
HAI FATTO DELLA MIA VITA
UNA FAVOLA